domenica 20 marzo 2016

Due sorelle, due padri, due sessi…

#cinema #società

Ha suscitato scalpore e curiosità, non solo nel mondo della settima arte, il fatto che adesso bisognerà parlare del celebre film The Matrix (quattro Oscar) come di un’opera delle sorelle Wachowski. Infatti, anche Andy (nato Andrew) ha rivelato la sua “evoluzione” come Lilly. In passato era stato il fratello maggiore, ossia Larry (nato Laurence) a trasformarsi in Lana. Ora i due formidabili cineasti di Chicago, divenuti famosi dopo aver diretto la geniale trilogia di Matrix, escono allo scoperto facendo pubblicamente outing e presentandosi come donne transgender. Cambiare corpo per trovare la propria identità: la saga degli ex fratelli Wachowski sembra già di per sé una intrigante sceneggiatura per un eccentrico movie hollywoodiano. 
D’altra parte, temi quali i concetti di rappresentazione e transizione, di universi paralleli, di reincarnazione e destino sono tutti ben presenti nelle loro pellicole (Cloud Atlas, Jupiter), a partire dal film d’esordio Bound (1996), reputato oramai un classico lesbo. Le due hanno anche girato una serie tv, dal titolo “Sense8”, basata sul fenomeno della telepatia. Ma c’è un’altra serie tv che sta riscuotendo successo in questo momento, vale a dire “Transparent”, trasmessa da Sky Atlantic, che tratta di un padre di famiglia in pensione il quale decide di palesarsi come trans.
La notizia che riguarda le Wachowski è commentata da un bell’articolo dello studioso Massimiliano Panarari su La Stampa. Panarari si sofferma sulla poetica dei loro film, incentrata sulla costante contaminazione di generi, sul duello tra reale e virtuale, com’è tipico dell’estetica del postmoderno. Sempre su La Stampa compare un’analisi di Gianni Riotta, che parte dalla nozione di metamorfosi in Ovidio: una tematica da sempre discussa e che oggi corrisponde alla nostra ultima frontiera. Nell’epoca della bioingegneria e della robotica, infatti, le questioni dell’ibridazione tra uomini e animali, OGM, chirurgia plastica, cyborg e intelligenze artificiali non sono più oggetto di fantascienza. Come non pensare, allora, pure al racconto di Kafka La metamorfosi, che inizia in questo modo: «Gregorio Samsa, svegliandosi una mattina da sogni agitati, si trovò trasformato, nel suo letto, in un enorme insetto immondo».
È inoltre uscito da poco al cinema The Danish Girl, film biografico che segue le due vite di Einar Wegener, pittore attivo nella Copenaghen degli anni ’20, prima uomo e poi donna col nome di Lili, il suo alter ego. Il personaggio del lungometraggio, diretto dallo stesso regista de Il discorso del re, è magistralmente interpretato da Eddie Redmayne, che aveva già prestato il suo corpo per impersonare il noto astrofisico inglese Stephen Hawking. Ancora, sta per essere proiettato in sala il terzo capitolo di Kung Fu Panda, dove si scopre finalmente il mistero delle sue origini. Il protagonista Po trova infatti il suo padre biologico, che gli farà da genitore insieme a quello adottivo, ossia l’oca Mister Pig.
Sono questi tutti segni di una società, la nostra, costantemente in evoluzione, specialmente in questi anni così mutevoli e precari, che si rincorrono frettolosamente l’uno dopo l’altro. L’argomento dei valori delle nuove famiglie, in particolare, sta interessando l’attuale dibattito politico nostrano, alimentato dalla proposta di legge Cirinnà su maternità surrogata e adozioni e, in aggiunta, fomentato dalla paternità di Nichi Vendola, ex governatore della Puglia. Riportiamo, infine, un estratto dell’intervista in cui Lilly (fu Andy) Wachowski racconta la sua “mutazione”: «Usiamo Maschio e Femmina come definizione dogmatiche, come se passassimo da un polo all’altro di un linguaggio binario, 0 e 1». Insomma, l’organo sessuale crea identità? Il nostro ego è determinato dalla natura o dalla cultura?

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