mercoledì 8 febbraio 2017

"La La Land": quando vivere nella realtà significa essere nel mondo dei sogni

Il jazz e il teatro: due specie in via d’estinzione, che il giovane e sorprendente regista Damien Chazelle riesce magicamente a riportare in vita grazie al suo ultimo, strabiliante film, La La Land.



Tra le stelle di Hollywood 

Una pellicola d’altri tempi, che riesce a raccontare in modo straordinariamente attuale la contemporaneità: è questo l’incantesimo del pirotecnico e onirico musical in questione. Un lungometraggio che straborda di vita da ogni inquadratura, dove il piano sequenza – tecnica di ripresa fluida, tornata in auge da maestri come Alejandro González Iñárritu (Birdman, Revenant) – diventa non solo esempio di virtuosismo tecnico, ma strumento ottico caleidoscopico e vertiginoso per lo spettatore.

Un film d’evasione che si trasforma gradualmente in sottile racconto drammatico, attraverso un’evoluzione di stile, forma e contenuti che parte dalle surreali e grottesche scene iniziali, fatte di balletti e ritornelli da classica commedia musicale anni ‘50, per arrivare a dialoghi di fine intensità psicologica. È la magia del cinema, fabbrica dei sogni per eccellenza, che si avvale qui del potere della musica per comunicare una storia passionale, che fa provare al pubblico l’ampio spettro delle emozioni. Già, perché sia il jazz che il teatro (e il cinema, ovviamente) sono molto di più che due semplici forme artistiche: sono due modi di vivere che implicano passione, sudore, abnegazione, rabbia, gioia, follia, perseveranza.



Stone e Gosling brillano

Spumeggiante gioia policromatica e calma malinconia sono i due ingredienti che Chazelle mischia in maniera alchemica: sole e luna, giorno e notte, luci della ribalta e buio underground scandiscono il ritmo dell’opera, in cui il canto, la danza e la musica diventano momenti metaforici delle varie stagioni dell’esistenza.

Non mancano temi culturali di ampio respiro quali la critica raffinata ai facili tormentoni del pop mainstream, e ai tic dello star system hollywoodiano. Di converso, emerge l’elogio al lavoro artigianale di qualità, che si ottiene dopo anni di investimento in termini di risorse ed energie.

Vita e sogno, dunque, anzi vita come sogno ambizioso di realizzare i propri desideri. Merce rara, quella dei sogni, nell’epoca precaria della crisi finanziaria, simboleggiata dal così autentico schermo rotto dello smartphone della co-protagonista Emma Stone. Ma i sogni, come ci mostra Chazelle, sono capaci di portarci in alto, sino a danzare poeticamente come stelle tra galassie e nebulose, ma anche lontano dagli affetti più cari.

Non mi dilungo sulle interpretazioni perfette degli attori, Ryan Gosling ed Emma Stone in testa. Solo qualche cenno sui loro personaggi. Lui, b-side dionisiaco e purista del jazz: aristocratico di spirito e a caccia di piano bar per tirare a fine mese con la musica. Lei, aspirante attrice apollinea, che serve il caffè alle dive degli studios, per campare tra un provino e l'altro. Due giovani esistenze che vivono di velleità per raggiungere le loro visioni.
     
Insomma, La La Land ha esaltato la critica e diviso in due il pubblico tra chi lo ha amato e chi lo ha detestato. Solitamente capita così ai capolavori.

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