martedì 21 agosto 2018

Filosofia ed ecologia: l’etica del vivere secondo natura



L’obiettivo del mio intervento è di mostrare come la distruzione dell’ambiente naturale sia deleteria per la nostra vita: non solo per la sopravvivenza del genere umano sul pianeta Terra, ma soprattutto per la qualità dell’esistenza di ciascuno di noi. Lo scopo ultimo di questa relazione è perciò la necessità di preservare le risorse naturali come elemento imprescindibile di un ben-essere integrale per l’umanità.

Consumismo e società dello spreco

Si dice che il mondo occidentale viva nella “società del benessere”: una civiltà altamente sviluppata caratterizzata da elevato reddito pro capite finalizzato all’acquisto di beni di consumo. Questa società è in effetti il risultato di un processo storico iniziato in Inghilterra nell’800 con la Rivoluzione industriale, che si è poi diffuso nel secondo dopoguerra col cosiddetto “Boom economico”, che investì l’Europa negli anni ’60-’70 del XX secolo.   
Questo processo ha senza ombra di dubbio determinato un importantissimo progresso generale della società, portando evidenti benefici per l’intera umanità, la quale è sempre più capace di controllare le forze della natura. Infatti, i geologi hanno inventato un apposito termine per la nostra epoca, che è stata definita “Antropocene”: una nuova era geologica, in cui per la prima volta nella storia i maggiori cambiamenti naturali (climatici, territoriali e strutturali) sono causati dall’attività dell’uomo e non dalla natura stessa.
Tuttavia, l’Antropocene ha comportato anche degli effetti collaterali che sono stati purtroppo trascurati, e che oggi minacciano la stessa qualità della nostra vita. Vorrei allora mostrare alcuni esempi che testimoniano l’altra faccia della medaglia del consumismo, per considerare il paradosso in cui ci troviamo: che la società del benessere è degenerata in una forma di malessere o, comunque, in un benessere soltanto parziale.
Un primo aspetto negativo è rappresentato dai cambiamenti climatici, esemplificati innanzitutto dall’aumento globale delle temperature, responsabile dello scioglimento dei ghiacciai che, a sua volta, causa l’innalzamento delle acque – un serio problema per le località costiere e le isole.
Ma i cambiamenti del clima si verificano anche sotto forma di fenomeni meteorologici estremi, come quelle che vengono chiamate “bombe d’acque”, e che mettono in pericolo le città.
Un altro effetto indesiderato dell’Antropocene è l’inquinamento dell’aria, a causa di un uso eccessivo di combustibili fossili come i derivati del petrolio, che immettono nell’atmosfera i famosi “gas serra” – sostanze nocive che respiriamo quotidianamente.
L’inquinamento colpisce anche le acque, tant’è che negli oceani esistono delle vere e proprie isole di plastica galleggianti. Questi rifiuti diventano particelle che, dopo essere ingoiate dai pesci perché scambiate per plancton, finiscono anche nel nostro stomaco. Senza contare ovviamente i danni che provocano alle altre specie animali.
D’altra parte, il problema dei rifiuti è una conseguenza inevitabile della società del benessere: più si consuma e più si produce spazzatura.
Ma il malessere della società del benessere si manifesta anche sulla nostra salute: per esempio, l’abuso di certi pesticidi chimici usati in agricoltura, insieme a uno stile di vita scorretto, riduce la fertilità maschile.
Questi fenomeni rappresentano i segnali di ciò che la comunità scientifica ha definito “crisi ecologica”: la situazione precaria in cui vive la popolazione mondiale, causata da sovrasfruttamento e spreco di energia e risorse naturali.

Ben-essere

Perché è successo tutto questo? La biosfera, ci dicono gli scienziati, ha dei limiti planetari: una volta superati, la vita è in pericolo. Alcuni di questi limiti, però, oggi sono già stati oltrepassati, come la riduzione di biodiversità, cioè la varietà di specie viventi, tanto che secondo qualche studioso sarebbe già cominciata la sesta estinzione di massa.
È evidente perciò che non è sostenibile una crescita economica infinita in un pianeta con risorse finite! dobbiamo allora prenderci cura della ricchezze della biosfera, l’unico pianeta di cui al momento disponiamo.
Anche perché le risorse naturali offrono quelli che gli esperti definiscono “servizi ecosistemici”, che garantiscono la vita sulla Terra, e che stanno alla base del nostro benessere collettivo. L’immagine sottostante schematizza tutti i servizi che la natura ci fornisce spontaneamente ogni giorno: di approvvigionamento, supporto, regolazione e anche di tipo culturale.


Insomma, alla base della società e dell’economia c'è l'ambiente. Infatti, tutto il sistema produttivo dell'essere umano si regge sulla natura, tant'è che ecologia ed economia hanno la stessa radice "eco", che in greco antico significa "casa" – la fonte gratuita di ogni materia prima.
Pertanto, per continuare a godere dei servizi elargiti dalla natura, fondamentali per una vita di qualità all’insegna di un ben-essere integrale, occorre imparare a vivere secondo natura. Questa tesi non significa subire passivamente le forze della natura, bensì agire in accordo, in sintonia, in armonia o in equilibrio con la natura.
Per concludere, in che modo è possibile mettere in pratica il principio del vivere secondo natura? In due modi: da una parte, occorrono misure dall’alto, vale a dire interventi politici e giuridici al fine di trasformare la crescita esponenziale dell’economia in uno sviluppo sostenibile. Dall’altra, è però necessario un cambio di paradigma dal basso: un mutamento di mentalità e di atteggiamento da parte delle persone, che si concretizzi in azioni come ridurre i rifiuti e differenziarli, usare meno l'automobile privata, non sprecare acqua e cibo ecc.
Solo in questo modo sarà possibile passare da una società dello spreco a una società “eco”, da un benessere parziale a un ben-essere integrale, che caratterizzi l’Antropocene con un nuovo umanesimo ecologico improntato a una cultura dell’abitare saggiamente la nostra grande “casa” comune.




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