L’obiettivo
del mio intervento è di mostrare come la distruzione dell’ambiente naturale sia
deleteria per la nostra vita: non solo per la sopravvivenza del genere umano
sul pianeta Terra, ma soprattutto per la qualità dell’esistenza di ciascuno di
noi. Lo scopo ultimo di questa relazione è perciò la necessità di preservare le
risorse naturali come elemento imprescindibile di un ben-essere integrale per
l’umanità.
Consumismo e società dello spreco
Si
dice che il mondo occidentale viva nella “società
del benessere”: una civiltà altamente sviluppata caratterizzata da elevato
reddito pro capite finalizzato all’acquisto di beni di consumo. Questa società è
in effetti il risultato di un processo storico iniziato in Inghilterra nell’800
con la Rivoluzione industriale, che si è poi diffuso nel secondo dopoguerra col
cosiddetto “Boom economico”, che investì l’Europa negli anni ’60-’70 del XX
secolo.
Questo
processo ha senza ombra di dubbio determinato un importantissimo progresso
generale della società, portando evidenti benefici per l’intera umanità, la
quale è sempre più capace di controllare le forze della natura. Infatti, i
geologi hanno inventato un apposito termine per la nostra epoca, che è stata
definita “Antropocene”: una nuova
era geologica, in cui per la prima volta nella storia i maggiori cambiamenti naturali
(climatici, territoriali e strutturali) sono causati dall’attività dell’uomo e
non dalla natura stessa.
Tuttavia,
l’Antropocene ha comportato anche degli effetti collaterali che sono stati purtroppo
trascurati, e che oggi minacciano la stessa qualità della nostra vita. Vorrei allora
mostrare alcuni esempi che testimoniano l’altra faccia della medaglia del
consumismo, per considerare il paradosso in cui ci troviamo: che la società del
benessere è degenerata in una forma di malessere
o, comunque, in un benessere soltanto parziale.
Un
primo aspetto negativo è rappresentato dai cambiamenti
climatici, esemplificati innanzitutto dall’aumento globale delle
temperature, responsabile dello scioglimento dei ghiacciai che, a sua volta,
causa l’innalzamento delle acque – un serio problema per le località costiere e
le isole.
Ma i
cambiamenti del clima si verificano anche sotto forma di fenomeni meteorologici
estremi, come quelle che vengono chiamate “bombe d’acque”, e che mettono in
pericolo le città.
Un
altro effetto indesiderato dell’Antropocene è l’inquinamento dell’aria, a causa di un uso eccessivo di combustibili
fossili come i derivati del petrolio, che immettono nell’atmosfera i famosi
“gas serra” – sostanze nocive che respiriamo quotidianamente.
L’inquinamento
colpisce anche le acque, tant’è che negli oceani esistono delle vere e proprie
isole di plastica galleggianti. Questi rifiuti diventano particelle che, dopo
essere ingoiate dai pesci perché scambiate per plancton, finiscono anche nel
nostro stomaco. Senza contare ovviamente i danni che provocano alle altre
specie animali.
D’altra
parte, il problema dei rifiuti è una
conseguenza inevitabile della società del benessere: più si consuma e più si
produce spazzatura.
Ma il
malessere della società del benessere si manifesta anche sulla nostra salute: per esempio, l’abuso di certi
pesticidi chimici usati in agricoltura, insieme a uno stile di vita scorretto,
riduce la fertilità maschile.
Questi
fenomeni rappresentano i segnali di ciò che la comunità scientifica ha definito
“crisi ecologica”: la situazione
precaria in cui vive la popolazione mondiale, causata da sovrasfruttamento e
spreco di energia e risorse naturali.
Ben-essere
Perché
è successo tutto questo? La biosfera, ci dicono gli scienziati, ha dei limiti planetari: una volta superati,
la vita è in pericolo. Alcuni di questi limiti, però, oggi sono già stati oltrepassati,
come la riduzione di biodiversità, cioè la varietà di specie viventi, tanto che
secondo qualche studioso sarebbe già cominciata la sesta estinzione di massa.
È
evidente perciò che non è sostenibile una crescita economica infinita in un
pianeta con risorse finite! dobbiamo allora prenderci cura della ricchezze
della biosfera, l’unico pianeta di cui al momento disponiamo.
Anche
perché le risorse naturali offrono quelli che gli esperti definiscono “servizi ecosistemici”, che garantiscono
la vita sulla Terra, e che stanno alla base del nostro benessere collettivo. L’immagine
sottostante schematizza tutti i servizi che la natura ci fornisce spontaneamente
ogni giorno: di approvvigionamento, supporto, regolazione e anche di tipo
culturale.
Insomma,
alla base della società e dell’economia c'è l'ambiente. Infatti, tutto il
sistema produttivo dell'essere umano si regge sulla natura, tant'è che ecologia
ed economia hanno la stessa radice "eco", che in greco antico
significa "casa" – la fonte gratuita di ogni materia prima.
Pertanto,
per continuare a godere dei servizi elargiti dalla natura, fondamentali per una
vita di qualità all’insegna di un ben-essere integrale, occorre imparare a vivere secondo natura. Questa tesi non
significa subire passivamente le forze della natura, bensì agire in accordo, in
sintonia, in armonia o in equilibrio con la natura.
Per
concludere, in che modo è possibile mettere in pratica il principio del vivere
secondo natura? In due modi: da una parte, occorrono misure dall’alto, vale a
dire interventi politici e giuridici al fine di trasformare la crescita
esponenziale dell’economia in uno sviluppo sostenibile. Dall’altra, è però
necessario un cambio di paradigma dal basso: un mutamento di mentalità e di
atteggiamento da parte delle persone, che si concretizzi in azioni come ridurre
i rifiuti e differenziarli, usare meno l'automobile privata, non sprecare acqua
e cibo ecc.
Solo
in questo modo sarà possibile passare da una società dello spreco a una società
“eco”, da un benessere parziale a un ben-essere integrale, che caratterizzi
l’Antropocene con un nuovo umanesimo ecologico improntato a una cultura dell’abitare saggiamente la
nostra grande “casa” comune.
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