martedì 5 aprile 2016

La robotica commedia



#tecnologia #letteratura


Non sappiamo ancora se le macchine possano pensare. Ma adesso sappiamo che possono scrivere. E scrivere piuttosto bene, tanto da essere scelte tra i finalisti di un concorso letterario (per esseri umani). Non è l’inizio di un film di fantascienza, bensì una recente notizia di cronaca venuta dal Giappone. Un robot ha infatti scritto un romanzo, elaborando i codici che gli hanno fornito i suoi sviluppatori. Nel dettaglio, il cyborg letterato è stato in grado di intrecciare tra loro parole e frasi di un testo già esistente, componendo alla fine una trama (a quanto pare avvincente) in cui i personaggi agiscono e dialogano in modo abbastanza originale.
Chissà se il romanziere computerizzato, il cui racconto è arrivato ovviamente anonimo ai giudici del concorso, riuscirà a vincere il premio. Nel frattempo, si dovrà forse anche parlare di creatività artificiale, oltre che di intelligenza artificiale. Certo, dietro all’estro dell’androide c’è pur sempre un team di scienziati, i quali hanno ammesso che circa l’80% dell’opera dipende dalle loro direttive. Perciò, dato che la creatività artistica implica appunto una creazione dal nulla (produrre qualcosa di nuovo che prima non c’era), gli scrittori in carne e ossa possono stare tranquilli. Almeno per un po’. 
Il “manoscritto” in questione pare comunque ben strutturato a livello narrativo, anche se probabilmente scritto con una tecnica, diciamo, fredda e meccanica. Già in passato un robot aveva sconfitto un uomo al gioco di degli scacchi. Ora, dopo la macchina da scrivere, ecco la macchina che scrive. Siamo sempre più vicini, insomma, al giorno in cui una mente elettronica riuscirà a superare il noto test di Turing, l’esame per determinare se un computer può pensare, ideato nel 1950 dal britannico Alan Turing, uno dei padri dell’informatica, a cui sono dedicati due film di qualche anno fa: Enigma (2011) e The Imitation Game (2014).
Sembra allora proprio il caso di riformulare il titolo del famoso romanzo fantascientifico di Philip Dick del 1968, Ma gli androidi sognano pecore elettriche? (meglio conosciuto come Blade Runner, dalla versione cinematografica di Ridley Scott): “Ma gli androidi sono ispirati de muse elettriche?”

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