Esiste un'Italia
negli Usa. E non si tratta di Little Italy, e nemmeno delle comunità di
connazionali emigrate – magari da generazioni – nel Nuovo Mondo, che ogni anno
celebrano il Columbus Day per ricordare la Madre Patria – magari ancora
baciando le mani a qualche padrino. Si tratta invece di un villaggio situato
nella Contea di Nassau, nello Stato della Florida.
In realtà, non è
una città vera e propria, ma un cosiddetto census-designated places, che sta per "area non incorporata",
ossia un posto che a differenza di city, town e village, non
possiede un modello amministrativo legalmente riconosciuto. Adesso Italia è pressoché
un non-luogo: ma vanta una storia che merita qualche cenno.
L'Italia d'America
Italia fu fondata nel 1882 da un imprenditore
di origine irlandese chiamato William MacWilliams, che scelse quel nome perché la località ricordava il Bel Paese, in
virtù del suo clima temperato e della forma peninsulare della Florida, non a
caso soprannominata all'epoca "L'Italia d'America".
Precisamente, il sito si trovava al 18º
miglio della Florida Transit Railway. Il proprietario della ferrovia, un certo
senatore David Yulee, persuase MacWilliams a erigere in quel punto una fabbrica
di mattoni, promettendo di comprare subito un milione di laterizi.
Così a Italia spuntarono oltre all’impianto
anche un deposito, un ufficio postale e un emporio. Il piccolo villaggio
iniziava a svilupparsi economicamente, tant’è che l’anno successivo, tale
Nathan Levan edificò uno stabilimento di scandole in legno per tetti, e tale
Andrew Higginbotham vi realizzò una segheria. Il risultato è che nel 1885 il sobborgo
Italia vantava oltre 100 abitanti.
Fine della corsa
Le attività economiche del villaggio
iniziarono piano piano a brulicare. Nel 1905 Thomas Shave vi si trasferì dalla
Georgia per costruire una distilleria di trementina, una resina
particolare che si ottiene dall’incisione di un albero. In seguito Shave lasciò
la fabbrica al figlio di Higginbotham, quello della segheria e, in pochi anni,
la trementina divenne il prodotto tipico di Italia.
Tuttavia, la principale fonte di ricchezza di
Italia rimaneva sempre la vecchia ferrovia, grazie alla quale i manufatti
locali raggiungevano i mercati. Finché, intorno al 1920, la tratta dei binari
fu deviata, tagliando fuori Italia. Perciò, le attività produttive furono
costrette a serrare i battenti, o a trasferirsi in zone migliori. Un ultimo
tentativo di rianimare l’economia di Italia fu tentato negli anni ’30, quando
venne realizzata la State Route 200, la nuova superstrada parallela alla ferrovia.
Ma ormai era troppo tardi: il sogno
della piccola Italia era già sfumato; essa andava ad aggiungersi alle altre ghost town d’America.
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