Quest’estate tante persone hanno tifato
Islanda durante gli Europei di calcio disputati in Francia, sognando la favola
di un’altra squadra cenerentola, sebbene barbuta e tatuata, che al termine di
ogni match batte le mani a tempo assieme al suo pubblico durante il cosiddetto haka
vichingo dei geyser. La fata norrena Björk viene
da qual mondo lì: da quella cultura nordica a stretto contatto con la ricchezza
del Pianeta, con buona pace di Giacomo Leopardi il quale, nella celebre
operetta morale Dialogo della Natura e di
un islandese, esprime il suo romantico e sublime pessimismo cosmico.
“Biophilia” è infatti il
nome di un interessante progetto multimediale della poliedrica artista islandese
Björk. Innanzitutto è un album di musica elettronica e sperimentale pubblicato
nel 2011, contenente tracce dai titoli evocativi come: Moon, Thunderbolt, Cosmogony, Solstice, Virus, Dark Matter. Oltre alla versione
standard, il disco è stato pure confezionato in un'edizione deluxe e in una
live, registrata durante il concerto al Manchester International Festival. Da
quest’esperienza è anche sorto il film Biophilia
Live.
Si tratta in effetti di un
onirico inno alla vita: un viaggio acustico e visivo tra macrocosmo e
microcosmo, esplorando galassie di suoni e immagini provenienti da tre mondi
intimamente intrecciati: Natura, Musica e Tecnologia. L’effetto è un originale
collage psichedelico, fluorescente e caleidoscopico, dove l’elemento naturale e
quello sintetico si mescolano, dando vita a continue creazioni, che evolvono e
mutano in nuove forme seguendo un equilibrio dinamico. Si attraversano così i
differenti regni della natura, tra il microscopico e il macroscopico, tra
l’infinito e l’infinitesimo, orientati da una bussola audiovisuale i cui punti
cardinali sono i quattro elementi naturali della biosfera, cioè acqua, fuoco,
terra e aria.
Una ricerca non solo sonora, pertanto,
che mischia voci e note, rumori ed energia elettrica, fino a individuare le
strutture geometriche dell’universo, che si ritrovano nelle più minuscole
particelle della realtà, come un semplice e perfetto cristallo di neve. In questo
senso il lavoro di Björk è
avanguardistico, quasi un’opera lirica postmoderna o 2.0. Nell’era dei computer
compositori e dei sintetizzatori elettronici e digitali automatici, parte
sempre e comunque da un essere vivente l’input primordiale. Ecco uno dei
messaggi che s’intende comunicare allo spettatore.
Colori virtuali si innestano
allora su giochi di melodie e armonie, tramite strumenti strambi e sofisticati.
In questo contesto acquista notevole rilevanza il ruolo delle percussioni in
quanto dispensatori di ritmo. Le battute temporali diventano perciò il simbolo
del battito del cuore, che trasmette vibrazioni e pulsazioni all’organismo.
Torna dunque in mente la celebre L’Ombelico
del Mondo di Jovanotti: esempio paradigmatico di world music, metafora del
grande tamburo planetario al centro della Globo, che unisce popoli di culture
diverse. Un po’ come capita nella pancia della mamma, e nel grembo della Madre
Terra.
C’è anche da dire che la stessa
Björk aveva già pubblicato nel 2008 un singolo, in qualche modo ecologico,
ossia Náttúra, per promuovere il
rispetto dell'ambiente. Tutti i proventi del brano erano stati donati alla
Náttúra Foundation. Sempre legato al progetto “Biophilia” è inoltre stato
ideato Biophilia Educational Project:
app per smartphone e sito web dedicati alla trasmissione delle idee diffuse
dall’eclettica artista scandinava. Musica d’ambiente e amore per la vita.
Musica per la vita e amore per l’ambiente.
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