lunedì 19 agosto 2019

Lo sciopero dei manichini


I manichini del grande magazzino entrarono in sciopero. Era ormai l’orario di chiusura, quando le code si creano in prossimità delle casse. Quei fantocci di plastica, che fino ad allora erano sempre stati immobili in mezzo alla gente che passava distratta, di colpo si animarono. Quegli spaventapasseri alla moda vagamente sessuati, quelle vetrine tridimensionali agghindate secondo le tendenze stagionali, che si ergevano come statue classiche, scolpite seguendo gli attuali parametri estetici, presero infine vita. Ai bambini arroccati sui carrelli sembrò di trovarsi magicamente nel pieno di un racconto fantastico, come all’interno del paese dei balocchi, dove decine di Pinocchio iniziavano inspiegabilmente a muoversi; oppure dentro al laboratorio di un elegante Dottor Frankenstein, dove mostri graziosi si trasformavano in esseri viventi. Commessi, cassieri e clienti osservavano impietriti quella inedita sfilata. Dopo aver mosso i primi passi, i manichini si raggrupparono per poi mettersi in marcia, fino a formare un corteo silenzioso tra i vari reparti del centro commerciale. Con le loro movenze irrigidite, simili a robot dall’aspetto umano, ma privi di occhi e cavità interne, raggiunsero le porte automatizzate del supermercato, che rimasero aperte. Qui si schierarono l’uno accanto all’altro, voltando le spalle agli scaffali ricolmi di merci, rivolti verso il parcheggio. Nel frattempo, la sirena antifurto continuava il suo insopportabile lamento.




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