I manichini del grande magazzino
entrarono in sciopero. Era ormai l’orario di chiusura, quando le code si creano
in prossimità delle casse. Quei fantocci di plastica, che fino ad allora erano
sempre stati immobili in mezzo alla gente che passava distratta, di colpo si
animarono. Quegli spaventapasseri alla moda vagamente sessuati, quelle vetrine
tridimensionali agghindate secondo le tendenze stagionali, che si ergevano come
statue classiche, scolpite seguendo gli attuali parametri estetici, presero
infine vita. Ai bambini arroccati sui carrelli sembrò di trovarsi magicamente
nel pieno di un racconto fantastico, come all’interno del paese dei balocchi,
dove decine di Pinocchio iniziavano inspiegabilmente a muoversi; oppure dentro
al laboratorio di un elegante Dottor Frankenstein, dove mostri graziosi si
trasformavano in esseri viventi. Commessi, cassieri e clienti osservavano
impietriti quella inedita sfilata. Dopo aver mosso i primi passi, i manichini
si raggrupparono per poi mettersi in marcia, fino a formare un corteo
silenzioso tra i vari reparti del centro commerciale. Con le loro movenze
irrigidite, simili a robot dall’aspetto umano, ma privi di occhi e cavità
interne, raggiunsero le porte automatizzate del supermercato, che rimasero
aperte. Qui si schierarono l’uno accanto all’altro, voltando le spalle agli
scaffali ricolmi di merci, rivolti verso il parcheggio. Nel frattempo, la
sirena antifurto continuava il suo insopportabile lamento.
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