giovedì 2 aprile 2015

2.



In buona fede, pronunceremo una laudatio funebris per tutti i gatti investiti sulle corsie di strade provinciali, regionali e statali. Pregiudizi e compromessi formavano il nostro personale kit di sopravvivenza provinciale. Le foto le facevamo. Ovviamente non c’era nulla da fotografare. Cioè le cartoline non le vendevano al bar della stazione. Er aveva quella polaroid verde acqua. Tra l’altro non mai visto l’acqua di colore verde. A 7 anni mio padre mi aveva portato al mare. In macchina. Io, mio padre, mia madre, mio cugino, la morosa di mio cugino. Non mi era piaciuto il mare. L’acqua era troppo viscosa e decisamente troppo salata. Avevo preferito starmene in sala giochi, dove c’era un bambino grasso che batteva ogni record a Pacman. Poi il sole mi aveva ustionato l’epidermide. Da quel giorno siamo ancora andati ogni tanto al mare. Non con la mia famiglia, chiaramente. Anche perché, a quanto pare, eravamo costretti ad andare in ferie la settimana di ferragosto e a frequentare autogrill a cinque stelle tra un bollino nero e l’altro. Il bollino nero eclissava il solleone d’agosto. La nostra adolescenza era rigorosamente segnata dal bollino rosso. Al mare c’erano le cartoline, ma le nostre foto erano indiscutibilmente più belle. C’era il Luna Park con le montagne russe (chissà come le chiamano i russi). Per cui ci eravamo ubriacati a ferragosto e Monade vomitava sul sedile dell’autoscontro in mezzo alla pista. I gettoni li si trovava ancora sotto gli scalini in ferro, dove la gente si sedeva per aspettare il proprio turno quando c’era coda. Le pupille catarifrangenti dei gatti sono evidentemente frutto dell’evoluzione, dal momento che servono per avvisare a distanza gli automobilisti in marcia su carreggiate poco illuminate. L’arcobaleno Alice l’aveva nell’iride dell’occhio.

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