I volatili, da
noi, emigravano durante l’estate, per sfuggire al martellante tormento del
tormentone delle radio[1]. Le
spiagge si riempivano di ombrelloni scettici, di sdraio epicuree, di corpi plastificati.
Gli spaventapasseri entravano in cassa integrazione quando i sindacati
lasciavano i loro nidi. I cuori davano le dimissioni. Il magazziniere
dell’anima assunto come stagista; licenziati i giardinieri della flora
intestinale. Pesci Samurai, Stalagmiti e Galassie, Meduse immerse in mondi
geometrici®. Pertanto, il mio ingresso ufficiale nella società civile avvenne
senza intermediari. Riconobbi immediatamente il mio istinto metallizzato e mi
intrufolai sagacemente nei polmoni della routine. La macchina mi stava
assorbendo meccanicamente, incastrandomi tra i suoi ingranaggi cigolanti, tra
le brugole lestofanti e gli irritanti bulloni. Eravamo tanti in quell’eden
dismesso, a rantolare tra i neon ad altissimo consumo energetico, ignari dei
contratti stipulati tra dei e titani. Lo sciopero bianco ricordava la neve dei
film americani; quella “vera” era poca, liquida e grigio-topo. Lo sciopero a
gatto selvaggio ci fa sentire più umani. Lo sciopero a singhiozzo era
ricorrente per chi, prima del lavoro, passava da Sofia per un corretto al bar
della stazione. Lo sciopero a scacchiera: noi le pedine, come sempre. Ora, gli
amplessi burocratici con Sofia erano questione di ormoni. D’altronde, la
sessualità altro non è che un rimaneggiamento del genotipo di due individui. Il
bacio è nient’altro che uno scambio di germi e saliva. Il condom, a forma di
condor (sic!), calzava a pennello, grazie al condono. L’aria condizionata
condizionava i condomini in maniera consensuale. I divorzi tra preti e figli
ricorrevano in appello. All’appello della De Magistris Eidos rispondeva, per lo
più, russando; a quello del direttore di gara era l’unico che non diceva né
buongiorno né tantomeno grazie. E’ interpellando Eidos che ho trovato il mio
codice fiscale. Ho fatto l’occhiolino ad Alice, in modo da immortalarla in
un’eterna polaroid.
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