giovedì 2 aprile 2015

ABSTRACT



ABSTRACT

non so più cosa aspettarmi dal mistero che arrugginisce i miagolii delle finestre corrose dalla tempesta di erba ma dopotutto il prezioso violino si è fatto più epico e le sue note marciscono alla vista del tuono così come le ultime onde della marea si spaccano in un lucente lago di sangue anche se il prezzo della nostra sorte è rimasto attaccato al colletto del nostro cappotto senza che nessuno ma dico nessuno provasse almeno a staccarlo perché il giro delle nostre vite era il risvolto dei loro calzoni a zampa quando gli alieni giravano in jeans e la refurtiva non era ancora stato sigillata dato che il suono dei nostri clacson rimbombava nella ztl nonostante il futuro si stesse sfaldando a colpi di cannoni virtuali e perdite di coscienza improvvise o annunci in presa diretta. il pianto aveva il gusto della vittoria e il sale si spargeva come un segno di imminente resa. 

ci si potrebbe aspettare chissà che cosa da un giorno senza luce. il miglior rimpianto del giorno è quello di una sigaretta lasciata a metà. w la doppia vu[1], canterà il mio rimorso. i sani collaborano alla redenzione dei malvagi, persuasi dall’eterno ritorno del diverso. dopotutto il borghese non ha mai sparato a nessuno. se il vento pregasse sarei soltanto polvere. se il sole splendesse mi rinchiuderei in una caverna. ma è la pioggia a scaldare gli arti, affievolita nel suono e nel profumo, che confonde i residui di morte con un lugubre risveglio posticcio. un aspetto eccessivamente riscoperto della questione esistenziale è che i topi non si affacciano ancora sulle problematiche delle trappole. un giorno vi scoprirete inutili, e avrete finalmente capito il perché.




[1] Non c’è più nulla da festeggiare – niente per cui valga ancora la pena esclamare con giubilo ed euforia: «Alleluia», «hurrà», «osanna».

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