Stormi di astronauti
del primo turno fanno colazione presso la Via
Lattea, inzuppando pan di stelle nell’acido lattico. Pipistrelli
stremati ricorrono all’aerosol e al cortisone per combattere l’asma da sforzo. E’
fuori discussione che i panda se le sono prese durante un sound system al
circolo, oppure dietro alle transenne della giostra a catene. Renne col rene
policistico erano periodicamente costrette a superare, arrancanti a fare i
salti mortali, le transenne collocate lungo la corsa a ostacoli delle strenne natalizie.
Adoro il natale e non trattasi di antifrasi. Le mantidi religiose condannate al
rogo per eresia. I corvi affetti da raucedine cronica. I veterinari speculavano
sulle cure obbligatorie dei bulldozer domestici. La luna ulula ai licantropi di
questa medio - grande città[1]. I
cani se ne stanno in branco a condividere le loro pulci[2]. Trascorrevamo
interi pomeriggi chiusi in camera a studiare ‘Antropologia socio-culturale
dell’universo verosimilmente giovanile’ sulle slide che il professor Facebook
forniva gratuitamente come dispense sulla sua piattaforma informatica. Inoltre
avevamo l’obbligo di frequenza per il corso en
plain air di archeologia, presso la discarica, in cui sezionavamo
elettrodomestici fatti a ceppi, sbattuti di casa e decapitati; siringhe
urticanti, ormai prive di pungiglione, che si putrefacevano tra mozziconi
brulicanti nel terreno e lattine accartocciate. I funghi soffocavano sotto ai
un profilattici usati, mentre fertili gomme da masticare servivano da radici
all’asmatico canneto. In mezzo alle sponde del fiume è ora sorta un’isola
ecologica, ricoperta da bulbi d’immondizia e steli di scorie, foglie di pattume
e petali di souvenir. Saranno questi, in fondo, i reperti più duraturi della
nostra contemporaneità. A maggior ragione, pornografia era la nostra materia
preferita. A metà settembre avevamo gli esami di riparazione di microeconomia: ripartiva
l’asta del fantacalcio. Quel cane di Eidos l’anno scorso compilava la rosa
scegliendo solamente giocatori slavi, mentre l’anno prima soltanto giocatori il
cui cognome iniziava con la A
o con la Z. Chissà
quali imperscrutabili sorprese ci riserverà in futuro. A calcio ho il numero 8.
Gioco in mezzo al campo e vivo di polmoni. Il mio pallone è gonfio di lividi e
di botte, mentre la divisa sa di sudore, fango, sangue. Gli arbitri non
arbitravano, gli allenatori non allenavano, i giocatori non giocavano. In
verità, le amichevoli celavano un’ostile inimicizia. La paura va scacciata via
in un attimo: novanta minuti e poi la morte. L’anima degli scarpini evaporata
attraverso i calzettoni. Nel rettangolo verde la democrazia, sugli spalti
l’anarchia, la tirannide nello spogliatoio. I guardalinee astigmatici
tracciavano righe contorte lungo il codice penale. Il colore dei cartellini era
sbiadito e, per lo più, male interpretato. All’interno dell’area non si fanno i
colpi di tacco, per forza. C’era chi si faceva il segno della croce durante
l’ingresso in campo e un minuto dopo bestemmiava in maniera diabolica – la
bestemmia come catarsi dall’alienazione dell’esistenza. C’era chi non metteva i
parastinchi, eppure picchiava duro. C’erano gli infortunati cronici, i
diffidati a tempo indeterminato, gli squalificati precari. La fascia da
capitano avvolgeva il bicipite dei capitani. Mica si arrivava con gli scarpini
sporchi alla domenica! Quando il grasso animale lo si metteva anche in faccia,
sperando che il ghiaccio istantaneo non finisse mai. Successivamente i meriggi
domenicali erano celebrati in curva sud a strisciare tra gli striscioni scurrili
e i fumogeni illegali, chiedendoci se i lacrimogeni degli sbirri fossero, in
fondo, così legali. I tamburi sacrosanti percuotevano le recinzioni e il
megafono del capo ultrà evangelizzava, dal suo pulpito, le sciarpe e il
bandierone. La vita è l’attraversamento pedonale di una tangenziale a infinite
corsie, le cui strisce sono momentaneamente sbiadite. La tristezza è un pomeriggio
assolato trascorso a giocare a solitario; ovviamente, senza vincere una
partita. Una persona diventa veramente influente nella tua vita quando conosci
a memoria il suo numero di telefono. La noia è tale non appena le sigarette
perdono qualsiasi sapore. E’ una cosa brutta mettersi a letto e non prendere
sonno perché non si è abbastanza stanchi. Si diventa vecchi quando al mattino,
per svegliarti, hai necessariamente bisogno di un caffè. Alice, l’esistenza è
lì: tra il tuo mascara e il tramonto.
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