Generalizzando e
semplificando al minimo, solitamente un’occasione come la Giornata Mondiale
dell’Ambiente, indetta dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1972 e
celebrata ogni 5 giugno, suscita nelle persone due diversi tipi di reazione. Da
una parte, ci sono i cosiddetti eco-scettici, cioè quelli che pensano: «Ecco,
un’altra roba da comunistacci verdi, pseudo-hippie utopisti, figli dei fiori
figli di papà!». Dall’altra parte, invece, emergono con entusiasmo e spirito di
partecipazione lodevoli iniziative collegate all’evento, mosse però da un certo
moralismo green che fa apparire gli ambientalisti in genere come radical chic,
quand’anche, negli esemplari più estremi, addirittura misantropi snob che sembrano
avere più a cuore le sorti di una non meglio definita Madre Natura piuttosto
che le reali condizioni di vita degli uomini. Com’è facilmente intuibile,
pertanto, l’esito cui tale divisione conduce è un’evidente incomunicabilità tra
le due fazioni, che sfocia in una totale incomprensibilità, seppur la questione
in causa, ovvero la crisi ambientale, sia un problema che tocca chiaramente e
indistintamente ogni essere umano. Come fare, dunque, per abbattere i
pregiudizi che avvolgono gli occhi e le menti di entrambi gli schieramenti, al
fine di imprimere nel DNA degli esseri umani un’imprescindibile consapevolezza
eco-logica, che promuova un’autentica e razionale presa di coscienza sulla
salute del pianeta che, a sua volta, incoraggi delle pratiche quotidiane alternative
a quelle attuali per incrementare il reale ben-essere dell’uomo? In altre
parole, in che modo eco-scettici e ambientalisti possono entrare finalmente in
relazione per innescare insieme una necessaria svolta ecologica?
Penso che un buon inizio sia, per
esempio, far capire alla gente che la Giornata dell’Ambiente non è affatto una roba da
hippie né un momento per predicare (o invocare) l’estinzione della razza umana
sul pianeta Terra, bensì un’ottima opportunità per informarsi seriamente sulla
questione ambientale e riflettere sui modi migliori con cui porvi rimedio. In
particolare, bisogna far capire che fenomeni come il riscaldamento globale, la
deforestazione selvaggia e l’inquinamento atmosferico sono problemi che
interessano, prima di tutto, la salute psicofisica degli individui, e non
(solo) la salvaguardia del panda. Detto altrimenti, il 5 giugno non è la festa
del pollice verde o l’anniversario ante litteram dell’apocalisse, ma un giorno
per riflettere sui nostri stili di vita e sulle conseguenze che essi hanno sul
nostro ben-essere. In questo senso, ritengo che forse sarebbe più opportuno
ribattezzare la “Giornata Mondiale dell’Ambiente” in “Giornata Mondiale della
Felicità (o del Ben-essere) umana”.
Come si è visto, ovviamente la mia è
una critica formale e non sostanziale, che ha come obiettivo contestare la
scelta di attribuire a questa giornata speciale il titolo di “Giornata Mondiale
dell’Ambiente”, appunto. In realtà, condivido e sottoscrivo tutto (o quasi) il
contenuto di questo 5 giugno, ossia le iniziative, le buone pratiche, le
conferenze e gli articoli che a esso si rifanno. Detto altrimenti, mi schiero
contro alla dicitura “Giornata Mondiale dell’Ambiente”, ma sono assolutamente a
favore della Giornata Mondiale dell’Ambiente, ossia alle conseguenze pratiche
che essa mette in moto. La mia disapprovazione riguarda quindi l’immagine che
si vuole dare a tale giornata e, perciò, i rischi che da una certa percezione
della crisi ambientale possono scaturire.
Dal mio punto di vista, la “Giornata
Mondiale dell’Ambiente” può nuocere alla Giornata Mondiale dell’Ambiente.
Infatti, il pericolo è che essa risulti controproducente rispetto allo scopo
che si prefissa e al messaggio che intende veicolare, vale a dire (non
dimentichiamolo) un comportamento sostenibile allo scopo di migliorare le
condizioni di vita degli individui. A parte il pericolo, suscitato pure in
altre occasioni quale la Festa
delle Donne, di interessarci della questione solamente quel momento particolare
per poi fregarsene bellamente durante tutto l’anno, c’è una ragione ancora più
profonda, che concerne il fine ultimo dell’ecologia e, in generale, degli
atteggiamenti ecosostenibili, ovvero la felicità dell’uomo. Chiediamoci: per
quale motivo dovremmo fare la raccolta differenziata, oppure evitare lo spreco
di acqua e cibo, o ancora diminuire la nostra impronta ecologica diminuendo le
emissioni di CO2 nell’aria e impedendo una deforestazione spregiudicata? Rispettiamo
l’ambiente per principio o perché ne va, innanzitutto, della nostra salute e
quindi del nostro ben-essere psicofisico? Per un mero ideale morale che ci fa
apparire tutti più buoni e politically correct o, invece, per un reale e
più che mai attuale (di questi tempi...) bisogno biologico e insieme
esistenziale di autentica sopra(v)vivenza? Ognuno di noi dovrebbe farsi
interrogativi di questo genere e cercare una risposta soddisfacente e, quanto
più possibile, razionale. Io mi sono posto tali domande e propendo senza
esitazioni verso le seconde opzioni. Penso che se le persone riuscissero a
capire che distruggendo la biodiversità e inquinando gli ecosistemi si ostacola
la realizzazione di una società migliore, ovvero giusta, felice, pacifica,
salutare, in una sola parola razionale, le azioni green si moltiplicherebbero a
vista d’occhio. E che se gli esseri umani comprendessero che è in gioco non
solo il ben-essere delle future generazioni ma soprattutto il loro ben-essere
immediato, le iniziative organizzate in occasione della Giornata Mondiale
dell’Ambiente sarebbero forse più efficaci, proprio perché indirizzate verso
uno scopo ben definito che, oltretutto, interessa ogni singolo individuo su
questa terra (tolti forse i masochisti, i guerrafondai e i malati di mente).
Per concludere, non scordiamoci,
come ci viene rammentato ogni 8 marzo al cospetto di un mazzo di mimose, che
ogni giorno è propenso per rendere migliore la nostra esistenza, diminuendo le
sofferenze degli esseri viventi sul pianeta Terra per aumentare il livello di
felicità. Sono sicuro che anche l’Ambiente è d’accordo con me. Cara Madre
Natura ti scrivo...
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