Bisognerebbe tornare
a impugnare la terra –
gustarne la polpa, mordendo i suoi seni;
odorarne l’aroma, fiutando nel vento;
udirne il battito, ascoltando rumori;
osservarne la vita, contemplando i colori.
Bisognerebbe tornare
a cantare alle stelle –
lucciole nella lucida notte,
e della luna ascoltare la voce,
dalla faccia scalfita che par cotta e tace.
Bisognerebbe tornare
ad usare proverbi –
leggere tra le rughe dei vecchi,
guardando alle fiere, essendo noi uomini,
discorrere coi santi, conoscerne i nomi.
Bisognerebbe tornare
a dialogare con le bestie –
son fatti di versi i nostri poemi.
Spargiamo sementi tra i solchi del cuore;
ariamo ferite e ruminiamo parole.
Bisognerebbe tornare
a colloquiare con le piante,
per crescere forti e radicar tra la gente.
Stillanti di linfa
respiriamo abbracciati alla vita,
finché la corteccia comanda alle dita.
Bisognerebbe tornare
a parlare da soli:
per rinsavire un pochino, conoscerci appena.
Bisognerebbe tornare
a parlare del tempo –
di come vanno le cose
per propria stagione.
Toccare il silenzio del nubile sole,
seguirne l’anello, sentirne il calore.
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