Come i cinesi nel Vecchio Continente, anche gli
americani ci hanno copiato. Ma con una sostanziale differenza. Essi non si sono
limitati a imitare, potenziandole, le nostre tecnologie; hanno direttamente
plagiato le nostre idee, realizzandole, però, in qualcosa di assolutamente
concreto. In altri termini, sono riusciti a trasformare in realtà i nostri
pensieri, concetti, visioni; hanno reificato le nostre utopie, ricavando, in
pochi anni, materia empirica dalle nostre millenarie forme archetipe. Il
processo, descritto in maniera molto acuta da Jean Baudrillard nel suo America[1], è simile, in un
certo senso, a un ciclo dell’acqua su scala mondiale. In Europa il reale si è
vaporizzato in ideali per divenire metafisica, una nuvola che il vento della
storia ha in seguito traghettato oltreoceano. Infatti, fin dai tempi di Platone
(come ci insegna, per’altro, Nietzsche nell’opera Il crepuscolo degli idoli)
il mondo fisico, considerato, per una ragione poi rinvigoritasi col
cristianesimo, imperfetto in quanto materiale, particolare, corporeo e, dunque,
falso, è stato proiettato nei paradigmi astratti di perfezione, universalità,
verità. Una radicale allergia alla tangibile vanità della carne ha reso
possibile, in Europa, il radicarsi delle seguenti nozioni: utopia, critica,
dialettica, ideologia, politica, morale, storia, universale, Stato,
rivoluzione, illuminismo, romanticismo, fascismo. Con lo spostamento d’aria del
1492, le idee europee di giustizia sociale, libertà e democrazia hanno iniziato
a cascare giù a catinelle, irrigando le sterminate praterie nordamericane dove,
sino a quel momento, risiedevano i nativi pellerossa. Su questo suolo si è,
perciò, concretizzato il corrispettivo materiale della metafisica europea:
capitalismo, tecnocrazia, utilitarismo, neoliberismo, ironia, pragmatismo,
emancipazione, individuo, particolare ‒ l’utopia hic et nunc.
Successivamente, le attualizzazioni statunitensi, caricate sul cargo Consumismo
e trasportate dalla corrente Globalizzazione, hanno compiuto il viaggio inverso
rispetto alle rispettive potenzialità, ritornando sulla palude europea, questa
volta sotto forma di copie mercificate, modellini seriali, simulacri e feticci ‒
detriti che, con la veste di articoli di compravendita, hanno inondato le coste
del Vecchio Continente e che, una volta considerati rifiuti, invadono
nuovamente gli oceani, dando vita ad atolli di spazzatura.
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