In una piazzola davanti a Central Park un piccolo
gruppo di manifestanti (per lo più anziane signore) nitrisce a gran voce ogni
volta che passa una carrozza trainata da un cavallo, ingaggiato per portare i
turisti a spasso per il parco. Le contestatrici tengono in mano gigantografie
illustranti le condizioni brutali ‒ ferite da taglio, infortuni alle
articolazioni, infezioni ecc. ‒ a cui le bestie sarebbero sottoposte dai loro
padroni, assolutamente incuranti della loro salute. Inoltre, agitano cartelloni
scritti a mano, per denunciare lo sfruttamento che gli animali sono costretti a
subire, alla stregua di un’attrazione circense. Nonostante le grida e gli
insulti, i cocchieri continuano a sfilare impassibili e, quando transitano
dinnanzi agli attivisti, sorridono bellamente al fine di rassicurare qualche
turista leggermente preoccupato. A questo punto i dimostranti digrignano i
denti e, con la bava alla bocca, scandiscono il seguente coro di protesta: «Shame
on you! Shame on you!». A ben vedere, questo slogan, lanciato contro un
bersaglio particolare in un’occasione specifica, in realtà potrebbe
rappresentare il marchio di infamia da estendere su molti aspetti riprovevoli
(alcuni dei quali trattai anche in questa sede) che gli U.S.A., consapevoli o
meno, incrementano emblematicamente. In altri termini, per un viaggiatore
particolarmente sensibile ai temi morali e ambientali del proprio tempo,
connessi, ad esempio, al maltrattamento animale, alle emissioni di CO2
responsabili del riscaldamento climatico mondiale, allo sfruttamento di risorse
e forza lavoro del Terzo Mondo, alle disumane operazioni belliche nei paesi
poveri per l’accaparramento di carbon-fossile, il sentimento della vergogna è
forse la prima cosa che prova nei confronti degli americani, la prima questione
che rinfaccia loro. Ma “vergogna” di cosa? Se si va oltre le prime impressioni
naturali, come l’indignazione immediata che scaturisce dal cuore, per
analizzare i problemi col cervello, ci si accorge che il dibattito verte su
altre faccende. Perché, se si riflette con cognizione di causa, ci si rende
conto che non si tratta di sentimenti ma di ragioni: certi meccanismi
statunitensi (e del mondo contemporaneo) sono irrazionali, non vergognosi. Torna utile la geometria delle emozioni di Spinoza tramandataci dalla sua Etica: "Non deridere, né compiangere, né detestare le azioni umane, bensì comprenderle". A costo di prendermi dell’egoista antropocentrico, penso che maltrattare
i cavalli per usarli come un mero strumento utile soltanto per fare profitto,
non è ignobile, bensì irragionevole, poiché dimostra l’inettitudine dell’uomo
attuale nel saper costruire un rapporto sensato con gli altri esseri non
viventi, che non includa ulteriori sofferenze fisiche per le bestie, né
conseguenti sit-in di protesta, sorti in seguito alla sofferenza psichica che
subiscono gli animalisti. Continuare a produrre secondo i dogmi di un sistema
economico che disperde ogni anno tonnellate di anidride carbonica nell’aria non
è affatto infame, ma illogico, giacché tale modello di consumo condurrà
inevitabilmente all’estinzione in massa della specie umana, nonché dell’intero
pianeta terra. E, anche senza fare riferimento a scenari futuri alquanto
apocalittici, esso sta compromettendo lo stesso benessere psicofisico degli
uomini nell’immediato presente, come attesta, per esempio, l’aggravarsi delle
condizioni patologiche dell’essere umano, causate proprio dall’inquinamento, da
uno stile vita totalmente scollato dalla dimensione naturale, da una dieta
incurante della salubrità o del sapore degli alimenti, dalla riduzione della
sfera sociale o dal deterioramento della qualità dei rapporti tra le persone.
Parimenti, sfruttare sconsideratamente le risorse naturali e la forza lavoro
degli abitanti dei Paesi sottosviluppati, non è solo turpe, ma soprattutto assurdo,
dal momento che ciò significa incrementare la dose di violenza nel mondo per
rinfocolare un circolo vizioso di infelicità e dolore che si riversa
ineluttabilmente su noi stessi, privando in tal modo il genere umano della
possibilità reale, derivante dalla cultura umana, di costruire un mondo bello e
felice. Lo stesso discorso vale per la guerra e per tutte quelle creazioni
umane troppo umane che impediscono la realizzazione un reale ben-essere in
questa vita. New York non è vergognosa, al massimo irrazionale.
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