Il metodo d’analisi adottato da
un filmologo segue generalmente quattro fasi, al fine di esaminare
integralmente la struttura dell’opera cinematografica.
1) FASE LETTERARIA, o “capacità d’evasione”
del film. In altri termini, fino a che punto la pellicola riesce a sollevarmi
dalla poltrona e proiettarmi oltre lo schermo. La trama, in questo primo
approccio ermeneutico, gioca perciò,
alla pari dei dialoghi, un ruolo fondamentale.
2) FASE STORICA, ossia in che modo e a quale
grado il film descrive un particolare contesto cronologico. Tale modalità
interpretativa risulta maggiormente esplicita in quei film, per l’appunto, di
genere storico. Tuttavia, ogni opera artistica risulta investita di codesto
potere, giacché riflette inesorabilmente un preciso periodo storico, magari in
modo inconsapevole.
3)
FASE FILOSOFICA, ovvero quali e quanti
spunti di riflessione il film può trasmettermi. E’ questo il momento critico
più difficile, poiché presuppone background culturale di un certo tipo.
Inoltre, spesso capita che alcuni temi affrontati nel film ci sfuggono, oppure
non riusciamo a coglierli immediatamente.
4) FASE FISICA, che concerne la bravura
degli attori, cioè l’abilità recitativa: le movenze, i gesti, la mimica, le
espressioni facciali.
5) FASE SCIENTIFICA, vale a dire il lavoro
prettamente tecnico che sta dietro la visione superficiale dello spettacolo.
Riguarda la regia, la sequenza scenica, l’uso della fotografia, le inquadrature
ecc.
Giusto?
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