venerdì 31 maggio 2013

"Fascismo dei consumi"

Ci si chiede come mai gli Stati Uniti non abbiano conosciuto direttamente un dittatore, un regime politico autoritario, un totalitarismo e che non ne abbiano, perciò, subito le conseguenze sulla propria pelle. Al contrario, essi sono stati l’antidoto che, congiuntamente ad alcuni fondamentali anticorpi locali, ha contribuito a debellare la piaga del fascismo e del nazismo, rispettivamente in Italia e in Germania. Subito dopo, il liberalismo americano ha avversato il contagio infettivo del virus comunista, estirpando sul nascere il rischio epidemia sovietico. Nel momento in cui in Europa si marciava su Roma e si stilava il Mein Kampf, proprio quando in Oriente nascevano o degeneravano i partiti comunisti, in America in faccia al proibizionismo ruggivano il jazz, Topolino e le suffragette, almeno fino alla Grande Depressione del ’29. In compenso, là è germogliata e si è instaurata una tirannia di altro tipo, ma anch’essa subdola, dispotica e liberticida, ovvero quella che Pier Paolo Pasolini negli Scritti Corsari chiama «fascismo dei consumi».

            Sulla propria pelle gli americani hanno invece sperimentato il razzismo, come noi europei, e non so fino a che punto esso sia stato debellato, in America come nel nostro continente.


Nessun commento:

Posta un commento