giovedì 30 maggio 2013

Vita di Pi - Ang Lee

Presentato al grande pubblico come il “nuovo Avatar” (ma, rispetto a quest’ultimo, assai meno pubblicizzato - non ho visto infatti code all’ingresso dei cinema per accaparrarsi il biglietto), “Vita di Pi” lo supera di gran lunga sia per la forma sia (ovviamente) per il contenuto. Un’opera grandiosa nel raccontare il tempo ampio (una vita, per l’appunto) e i giganti spazi del mare aperto (in superficie e nel profondo) attraverso sequenze memorabili che fanno di essa una pellicola epica e raffinata, poetica e sublime. La tecnica del 3D è utilizzata con parsimonia e l’effetto è alquanto suggestivo. L’intero film è un gioco di specchi caleidoscopico e a tratti psichedelico - diamante frattale e sfaccettato; una affascinante metafora a svariati livelli che, data la vasta gamma di interpretazioni che offre, ha a che fare con l’ermeneutica e col problema del rapporto verità/falsità del fatto (realismo, ontologia); infine una finzione ricca di una prestigiosa simbologia che mischia sacro e profano, ragione e assurdità, corpo e spirito, scienza e fede, zoologia, etologia e psicologia umana in maniera straordinaria ed elementi religiosi provenienti dai diversi credo che si fondono in un fecondo pastiche eclettico. La religione come metafora della vita, dai miti di Platone a Vita di Pi, passando per le favole.




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