Commedia very
british un po’ spy story e un po’ ghost tale, in cui si celebra
l’elogio dell’ironia: «Se tutti avessero un po’ di sense oh humor, non
saremmo di certo in questa condizione!». Un bersaglio che scorre nelle vene del
regista è senz’altro la religione come forma moderna di superstizione: «Tu sei
ortodossa: pensi che i tuoi accetteranno un serial killer?» Altra battuta
sarcastica e dissacrante: «Io di famiglia sono ebreo; poi, crescendo mi sono
convertito al narcisimo.» Altra critica nei confronti della psicologica e, in
particolare, alle presunte tecniche di memorizzazione basate sull’associazione
di oggetti e numeri alle cose da ricordare. Di Woody Allen mi fanno impazzire
le battute, argute, frizzanti, raffinate come lame taglienti: «Non porto lenti
a contatto: non mi piace infilarmi le dita nelle palle degli occhi.» «Per me la
felicità è finire una cena senza avere il bruciore di stomaco.» «Siamo morti,
ma non dobbiamo mica essere depressi!»
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