giovedì 30 maggio 2013

Wall Street - Oliver Stone

Tutta l’avidità e la malvagità del mondo della finanza al tempo del capitalismo, inferno luccicante e climatizzato dove è difficile riconoscere i buoni o i cattivi. Una carrellata di figure ambigue e sfacciatamente trasformiste. Le bolle finanziarie come simboli di un capitalismo sfrenato e vistosi bubboni di quella CRISI economica che, diagnosticata più dettagliatamente, si scopre composta da altre piccole crisi: politica, ecologica, religiosa, ecc. Accusa feroce di un cittadino americano al liberalismo selvaggio statunitense, dominato da speculatori insaziabili e piazzisti di borsa spudorati, il cui unico obbiettivo è fare soldi. Beninteso, non tanto per il piacere della ricchezza in sé, quanto piuttosto per il gusto della competizione, del rischio, dell’azzardo ‒ uno sport estremo. Oliver Stone dipinge una selva di affaristi senza scrupoli e broker privi di ideali, che hanno completamente smarrito un’etica, parassiti di una società in contraddizione, ammalata dal cancro del business senza regole. Micheal Douglas è fenomenale nei panni griffati del diabolico Gordon Gekko, appena uscito di prigione ma ugualmente ipocrita e disonesto, prima di tutto con se stesso. Un po’ troppo buonista il solito lieto fine hollywoodiano che riaccende una tiepida luce di speranza sul futuro del pianeta Terra ‒ dopo tanti fotogrammi immorali, un happy ending eccessivamente moralista.


Nessun commento:

Posta un commento