venerdì 31 maggio 2013

Parentesi sulla fotografia

Foto di Federica Boffa


Forse è vero che un’immagine vale più di cento parole. Per questo motivo, credo che la fotografia sia uno strumento assai valido per catturare le impressioni che un viaggio oggettivo ci concede. In molti casi, infatti, ciò che ci cerca di descrivere, con risultati più o meno soddisfacenti, mediante subordinate intricate è colto immediatamente dall’obiettivo di una macchina fotografica. Tuttavia, in questo come negli altri viaggi, quello che cerco di ottenere con la fotocamera non sono cartoline, ovvero diapositive suggestive, simili a tele affrescate, che raffigurino paesaggi da sogno, panorami spettacolari o vedute affascinanti. Anche perché non sono un fotografo di professione e, in aggiunta, non posseggo i mezzi adeguati per ottenere tali risultati. Piuttosto, il mio obiettivo è imprigionare atmosfere o stati d’animo autentici che un determinato luogo mi comunicano; oppure fermare un aspetto particolare della scena che mi si presenta davanti agli occhi. Anzi, ciò che mi interessa raggiungere attraverso lo scatto fotografico è, in un certo senso, esattamente il contrario di quanto ottenuto dalle cartoline: individuare gli elementi nascosti, i dettagli inconsueti che spesso passano inosservati che, però, sono molto più paradigmatici che non i luoghi comuni ‒ banali, standardizzati, stereotipati, finti ‒ immortalati da macchine professionali ad altissima risoluzione. Non cerco cartoline, ma immagini che colpiscono. 

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