giovedì 30 maggio 2013

Recensione film

Il metodo d’analisi adottato da un filmologo segue generalmente quattro fasi, al fine di esaminare integralmente la struttura dell’opera cinematografica.

1)    FASE LETTERARIA, o “capacità d’evasione” del film. In altri termini, fino a che punto la pellicola riesce a sollevarmi dalla poltrona e proiettarmi oltre lo schermo. La trama, in questo primo approccio ermeneutico,  gioca perciò, alla pari dei dialoghi, un ruolo fondamentale.
2)  FASE STORICA, ossia in che modo e a quale grado il film descrive un particolare contesto cronologico. Tale modalità interpretativa risulta maggiormente esplicita in quei film, per l’appunto, di genere storico. Tuttavia, ogni opera artistica risulta investita di codesto potere, giacché riflette inesorabilmente un preciso periodo storico, magari in modo inconsapevole.
3)      FASE FILOSOFICA, ovvero quali e quanti spunti di riflessione il film può trasmettermi. E’ questo il momento critico più difficile, poiché presuppone background culturale di un certo tipo. Inoltre, spesso capita che alcuni temi affrontati nel film ci sfuggono, oppure non riusciamo a coglierli immediatamente.
4)   FASE FISICA, che concerne la bravura degli attori, cioè l’abilità recitativa: le movenze, i gesti, la mimica, le espressioni facciali.   
5)    FASE SCIENTIFICA, vale a dire il lavoro prettamente tecnico che sta dietro la visione superficiale dello spettacolo. Riguarda la regia, la sequenza scenica, l’uso della fotografia, le inquadrature ecc.

Giusto? 

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