giovedì 30 maggio 2013

L’uomo che verrà - Giorgio Diritti

Lungometraggio che parla di uno dei più violenti e sanguinosi massacri di gruppo della Seconda Guerra Mondiale, senza mostrare un goccio di sangue. Eppure ci riesce in maniera straordinaria. Quasi tutti i dialoghi del film sono in dialetto romagnolo (?) e l’intera vicenda ruota attorno alle tradizioni folkloristiche della provincia povera italiana, il popolo della campagna o della montagna, vittima prescelta di ogni conflitto bellico stabilito dall’alto dai potenti statisti. Mi concentro sul titolo. L’uomo che verrà è, innanzitutto, il fratellino nascituro di Martina, la protagonista della storia. La sorella si prende cura di lui e lo alleva come un vero e proprio figlio, essendo l’unica superstite della famiglia. A questo proposito, l’ultima scena è davvero memorabile: Martina, che aveva perso l’uso della parola in seguito al decesso del precedente fratello, è costretta a parlare nuovamente per cantare la ninnananna al neonato che deve dormire. Ma, in secondo luogo, l’uomo che verrà siamo tutti noi, le generazioni venute al mondo dopo le atrocità della II Guerra Mondiale, che devono la loro vita ai sacrifici e alle battaglie sostenute dai propri progenitori, il liberatori della Patria contro le ingiustizie degli oppressori della storia.


Nessun commento:

Posta un commento