giovedì 30 maggio 2013

Mio fratello è figlio unico – Daniele Lucchetti

Un film che dimostra come si possa parlare di politica con ironia e leggerezza, lontano dai discorsi boriosi e parossistici degli scranni del Palazzo e, inoltre, di come si possa fare politica anche senza possedere una tessera di partito. E’ una pellicola ovviamente politica, anche se quest’ultima funge più che altro da cornice che da tema principale. Molta più attenzione, infatti, è rivolta al rapporto di amore/odio tra i due fratelli protagonisti e alle loro storie d’amore. In aggiunta, è anche un lungometraggio storico, perché racconta un pezzo della storia italiana, ovvero il periodo che va dal 1962 al 1975, l’epoca caratterizzata dai conflitti tra i rossi e i neri, dal sangue delle brigate rosse, dalla rivoluzione giovanile, ecc. L’elemento maggiormente significativo, secondo me, è il costante riferimento agli ultimi, ossia coloro che non appartengono ad alcun partito politico in senso stretto, carne da campagna elettorale, e che quasi sempre sono ignorati dalla classe dirigente. La famiglia su cui ruota l’intera vicenda, è tenuta insieme proprio dal fatto di appartenere alla classe degli ultimi. I genitori sono democristiani o, comunque, riconducibili all’area cattolica conservatrice, la figlia e il fratello Manrico sono comunisti, mentre Accio è inizialmente fascista, anche se poi si “convertirà” anch’egli al comunismo. Un’opera in ogni caso contro l’alta politica. 


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